La Fenice racconta la storia di Venezia e la storia di Venezia è La Fenice, sin da quando venne concepita. Essa è il suo specchio
Risorto due volte dalle sue stesse ceneri, La Fenice è Venezia, ne riflette la storia ne incarna il mito. Acqua e luce, fuoco e aria sono gli elementi che ne costituiscono indissolubilmente la sua Maestà. È ad Apollo che è consacrata e nel suo cielo azzurro danzano le ore nel bel mezzo di un boschetto, dove il pubblico siede in platea.
Il leone di San Marco, illuminato anch’esso da Apollo sul Palco Reale è Venezia stessa, unica e incontrastata bellezza nel suo mare d’incanto.
«C’è anche un altro uccello sacro, che si chiama fenice. Io non l’ho mai visto, se non dipinto; poiché, tra l’altro, compare tra loro soltanto raramente: ogni 500 anni, come affermano i sacerdoti di Eliopoli; e si fa vedere, dicono, quando gli sia morto il padre. Per dimensioni e per forma, se è come lo si dipinge, è così: le penne sono parte color d’oro, parte color rosso vivo: soprattutto esso è molto somigliante all’aquila per contorni e per grandezza. Dicono che esso compia un’impresa di questo genere (ma, secondo me, il racconto non è credibile): cioè, partendo dall’Arabia, porta nel tempio del Sole il padre, tutto avvolto nella mirra, e lo seppellisce nel santuario.» [Erodoto, Storie]
La Fenice in vari miti era un favoloso uccello sacro, infatti simile ad un’aquila reale, e aveva il piumaggio dal colore splendido, il collo color d’oro, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee,le ali in parte d’oro e in parte di porpora, un lungo becco affusolato, lunghe zampe, due lunghe piume — una rosa ed una azzurra — che le scivolano morbidamente giù dal capo e tre lunghe piume che pendono dalla coda piumata — una rosea, una azzurra e una color rosso-fuoco — Il motto della fenice è Post fata resurgo (dopo la morte torno ad alzarmi).