Non è chiara l’occasione per cui Mozart ebbe a mettere in musica questa serenata (forse l’anniversario dell’ordinazione dell’arcivescovo Schrattenbach, che però morì nel dicembre del 1771 e, quindi, cancellata tale festa, l’insediamento dell’arcivescovo Colloredo nella primavera successiva). Di conseguenza sono incerte sia le circostanze della prima rappresentazione, sia il periodo di composizione, che oscilla tra il 1771 e il 1772.
Il testo di questa azione teatrale, scritta a Vienna da Metastasio nel 1735 per la musica di Luca Antonio Predieri, si configura come una festa edificante tipica della tradizione cortese umanistico-illuminata, proposta artisticamente elaborata di un modello di umanità virtuosa. Addormentatosi nella reggia di Massinissa, Scipione l’Africano è trasportato in sogno nel cielo degli eroi, dove incontra la Costanza e la Fortuna, che lo attirano con reciproche promesse.
In mezzo a un gruppo di spiriti magni gli appaiono il nonno adottivo Publio Cornelio e il padre Emilio Paolo, con i quali discute del mondo, dei desideri e delle passioni degli uomini. Chiamato a scegliere tra Fortuna e Costanza, Scipione si lascia convincere dalle esortazioni di quest’ultima. La scelta è compiuta e il sogno è terminato. Gli interessi del compositore adolescente per l’orchestra sono evidenti già dalla sinfonia d’apertura (in due soli tempi: aggiunto il Finale KV 163, diverrà autonoma come Sinfonia KV 161).
Anche nelle nove arie la brillantezza e l’eleganza della scrittura sinfonica sono palpabili; dei due cori, “Germe di cento eroi” è notevole per l’impatto espressivo, mentre il magistero di Johann Christian Bach agisce nella densità espressiva del recitativo accompagnato conclusivo.
Direttore: Federico Maria Sardelli
Regia: Elena Barbalich
Scene e costumi: Accademia di Belle Arti di Venezia
Fondazione Teatro La Fenice
in collaboraizone con Accademia di Belle Arti di Venezia
Atelier della Fenice al Teatro Malibran
Orchestra del Teatro La Fenice