L’esposizione, promossa dalla Fondazione Teatro La Fenice e FeSt Fenice e Servizi Teatrali e inaugurata nel settembre 2015, ha voluto fin dall’inizio rendere omaggio alla Callas attraverso l’esposizione di locandine, programmi di sala, contratti artistici, ma soprattutto fotografie di scena e istantanee del backstage – tutti materiali provenienti dall’Archivio storico del Teatro La Fenice – che ci restituiscono alcuni momenti essenziali e preziosi della vita di una giovane artista destinata a diventare mito.
Maria Callas. Pochissimi altri nomi sono altrettanto evocativi nella storia del teatro musicale. E forse nessun altro luogo e nessun’altra interprete possiedono una carica simbolica altrettanto potente, in grado di rappresentare l’essenza dell’arte lirica. Se al nome della cantante più famosa di sempre associamo grandi teatri lirici, allora il legame con Venezia e La Fenice risulta di primissimo piano, perché fatto di importanti debutti e di scelte artistiche primarie.
Giunta in Italia dagli Stati Uniti nel giugno del 1947 con un contratto all’Arena di Verona, dove si lega all’industriale Giovanni Battista Meneghini, suo futuro primo marito, Maria Callas debutta alla Fenice con Tristano e Isotta di Wagner alla fine dello stesso anno, diretta da Tullio Serafin. L’anno seguente interpreta Turandot, e nel gennaio 1949 sarà Brunilde nella Valchiria.
In quello stesso mese, ancora sotto la direzione di Serafin, la Callas imprime quella che può essere considerata la svolta fondamentale della sua via artistica. Soprano drammatico e sino a quel momento identificata come voce wagneriana, la cantante sostituisce Margherita Carosio nell’Elvira dei Puritani di Bellini, ricevendo consensi unanimi. Per lei verrà coniata la definizione di ‘soprano drammatico d’agilità’.
Sarà a partire da questo trionfo che Maria Callas legherà la sua arte in modo indissolubile al melodramma italiano, con una predilezione particolare proprio per Bellini. Ancora a Venezia, nel 1950, sarà Norma, alla cui immagine è indissolubilmente legata.
Alla Fenice, la Callas affronterà poi altre due parti di capitale importanza: nel 1953 sarà Violetta nella Traviata di Verdi, in occasione del centenario della prima esecuzione che ebbe luogo proprio alla Fenice, e, l’anno successivo, dopo Lucia di Lammermoor di Donizetti, darà voce a quello che insieme a Norma resta il personaggio più significativo della sua carriera: la Medea di Luigi Cherubini. Con questa tragica eroina della classicità – che quindici anni dopo la cantante impersonerà anche sul grande schermo nel capolavoro di Pasolini – si concludono i sette anni di recite veneziane della Callas.