Comunicati Archives - Page 123 of 133 - Teatro La Fenice

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OTTAVIO DANTONE DIRIGE AL TEATRO LA FENICE LA PASSIONE DI GESù CRISTO DI ANTONIO SALIERI Sabato 11 novembre 2006 alle ore 20.00 (turno S) e domenica 12 alle 17.00 (turno U) il Teatro La Fenice ospiterà il secondo appuntamento della Stagione sinfonica 2006-2007 «Incontri». Primo dei cinque concerti della stagione dedicati alla musica di ispirazione religiosa, la serata si configura come una sorta di evento, con la prima esecuzione a Venezia dell’oratorio per soli, coro e orchestra La Passione di Gesù Cristo di Antonio Salieri, recentemente restituito in edizione critica da Elena Biggi Parodi. L’interesse dell’operazione sta anche nella possibilità per il pubblico veneziano di effettuare un confronto con altri due oratori settecenteschi composti sullo stesso testo di Pietro Metastasio recentemente ascoltati a Venezia in occasione del tricentenario metastasiano: quello di Caldara e quello di Jommelli. L’esecuzione del lavoro di Salieri sarà affidata a uno dei più importanti specialisti italiani di musica barocca, Ottavio Dantone, che deposta brevemente la bacchetta dell’Accademia Bizantina porterà la sua esperienza esecutiva sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro La Fenice. Solisti nei ruoli di Maddalena, Giovanni, Pietro e Giuseppe d’Arimatea saranno il soprano Emanuela Galli, il contralto Milena Storti, il tenore Mark Milhofer e il basso Sergio Foresti. Direttore del coro Emanuela Di Pietro. Alla replica di domenica 12 assisteranno anche i residenti nel comune di Venezia che hanno aderito al progetto «La Fenice per la Città », promosso in collaborazione con le Municipalità del Comune di Venezia.
DMITRIJ KITAJENKO DIRIGE MOZART, GHEDINI E _OSTAKOVI_ AL TEATRO LA FENICE Venerdì 17 novembre 2006 alle ore 20.00 al Teatro La Fenice (turno S) il direttore russo Dmitrij Kitajenko sarà alla testa dell’Orchestra e del Coro del teatro veneziano per il terzo concerto della Stagione sinfonica 2006-2007 «Incontri». Il programma della prima parte prevede la Sinfonia n. 36 in do maggiore KV 425, Linz, di Wolfgang Amadeus Mozart, seguita da un brano che proprio alla Fenice fu presentato in prima assoluta il 17 settembre 1946 nell’ambito del 9. Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale: il Concerto spirituale De la incarnazione del Verbo divino per due soprani, coro femminile e orchestra da camera di Giorgio Federico Ghedini, composto sul testo dell’omonima lauda di Iacopone da Todi. La seconda parte del concerto sarà invece interamente occupata dalla Sinfonia n. 5 in re minore op. 47 di Dmitrij _ostakovi_, a conclusione del ciclo a lui dedicato nel centenario della nascita. Dmitrij Kitajenko, protagonista lo scorso anno dell’inaugurazione della Stagione sinfonica 2005-2006 con un’apprezzata interpretazione della Settima, è reduce dall’esecuzione dell’integrale delle 15 sinfonie di _ostakovi_ con la Gürzenich-Orchester di Colonia. Il concerto sarà replicato sabato 18 novembre alle ore 20.00 in collaborazione con il Comitato Provinciale di Venezia della Croce Rossa Italiana. Scritta nell’autunno del 1783, la Sinfonia KV 425 deve il suo nome alla cittadina di Linz, dove Mozart fu ospite del conte Thun durante un viaggio da Vienna a Monaco, e dove la composizione fu eseguita nel corso di un’accademia cittadina. Nella sinfonia sono presenti in maniera evidente le tracce del modello haydniano, alla cui gioiosa solarità Mozart contrappone tuttavia, a mo’ di chiaroscuro, una Stimmung irrequieta e pensosa basata su episodi dal carattere intimista e meditativo, ricchi di sospiri, effusioni cromatiche, malinconici canti solistici dei legni. Allontanandosi dalla costruzione monotematica haydniana, Mozart approfondisce un suo peculiare stile drammatico fondato sul contrasto pluritematico e sul carattere introspettivo dell’elaborazione tematica, elementi che fanno della Linz un passaggio obbligato verso la meta suprema delle ultime tre sinfonie. Il Concerto spirituale, composto da Giorgio Federico Ghedini nel 1940 e dedicato a Goffredo Petrassi, ebbe la sua prima esecuzione alla Biennale di Venezia nel 1946. Basato sul testo della lauda De la incarnazione del Verbo divino di Iacopone da Todi, la cui forma strofica è evidenziata dall’alternanza delle due voci soliste e delle due sezioni del coro femminile, si articola in quattordici episodi tematicamente indipendenti che si svolgono senza interruzione ma sono caratterizzati ciascuno da uno strumentale proprio. La maestria timbrica di Ghedini nella creazione di atmosfere trasognate e nitidissime in sintonia con una profonda e personalissima vocazione spirituale, è evidente nella contrapposizione di ottoni e timpani da un lato ed archi dall’altro, armonizzati dall’intervento equilibratore del pianoforte. La Quinta Sinfonia, composta nel corso del 1937 ed eseguita con grande successo a Leningrado il 21 novembre, è il frutto di un momento cruciale nell’attività compositiva di _ostakovi_, sottoposto dalla fine del 1935 a dure contestazioni da parte delle autorità sovietiche. Per riscattarsi dall’accusa di «antipopolare e formalista» seguita alle rappresentazioni della Lady Macbeth del distretto di Mcensk, il compositore produsse con la Quinta un lavoro assolutamente tonale, privo di radicalismi e sperimentazioni, in cui seppe tuttavia dirigere in forme classiche un’urgenza d’espressione interiore di grande forza ed originalità . Tra le quindici sinfonie di _ostakovi_, scritte in poco meno di mezzo secolo, questa è una delle più equilibrate e mature, sicuramente tra le più eseguite e amate dal pubblico. DMITRIJ KITAJENKO Nato a Leningrado, ha studiato presso i conservatori di Leningrado e Mosca e, con Hans Swarowski, presso l’Accademia Musicale di Vienna. Nel 1969 ha vinto il primo premio al Concorso della Herbert-von-Karajan-Stiftung a Berlino. Decisiva per la sua formazione è stata inoltre la collaborazione con il regista tedesco Walter Felsenstein con cui ha realizzato una memorabile Carmen a Mosca e a Berlino. Nominato a ventinove anni direttore principale del Teatro dell’Opera di Mosca, ha diretto numerose opere in patria e all’estero, fra l’altro a Vienna, Monaco e Bruxelles. Ha inoltre tenuto diverse tournée come direttore sinfonico debuttando con orchestre quali le Filarmoniche di Vienna e Berlino, il Gewandhaus di Lipsia, la Filarmonica di Praga e l’Orchestra di Filadelfia. Nel 1976 ha accettato la carica di direttore principale dell’Orchestra Filarmonica di Mosca che nei quattordici anni successivi ha portato a livello internazionale dirigendola in tournée in Europa, Stati Uniti e Giappone. Nel 1990 si è trasferito in Europa occidentale divenendo direttore principale dell’Orchestra Sinfonica della Radio di Francoforte (1990-1996) e dell’Orchestra Filarmonica di Bergen in Norvegia (1990-1998). Come direttore ospite continua ad apparire con molte delle più grandi orchestre del mondo tra cui la Bayerischer Rundfunk, la Filarmonica di Monaco, la London Symphony Orchestra, il Royal Concertgebouw, la NHK e diverse orchestre americane. Ha recentemente inciso l’integrale delle Sinfonie di _ostakovi_ con la Gürzenich-Orchester di Colonia. È direttore delle orchestre giovanili del Festival dello Schleswig-Holstein e della Bayerischer Rundfunk.
CONCERTO STRAORDINARIO DELL€™ORCHESTRA DELL€™ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA DIRETTA DA ANTONIO PAPPANO Dopo il concerto diretto il primo settembre da Zubin Mehta alla testa dell’Orchestra del Teatro La Fenice e quello diretto il 15 settembre da Riccardo Chailly con la Gewandhausorchester di Lipsia, prosegue al Teatro La Fenice la serie dei cinque concerti straordinari previsti fra settembre 2006 e aprile 2007 che porteranno a Venezia alcuni dei maggiori direttori della scena internazionale. Domenica 5 novembre 2006 alle ore 20.00 il teatro veneziano ospiterà infatti un concerto dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma diretta da Antonio Pappano, suo direttore musicale dall’ottobre del 2005. Il programma, interamente dedicato a Wolfgang Amadeus Mozart nei 250 anni dalla nascita, prevede l’esecuzione dei tre capolavori sinfonici estremi di Mozart, le Sinfonie n. 39 in mi bemolle maggiore KV 543, n. 40 in sol minore KV 550 e n. 41 in do maggiore KV 551 Jupiter, composte a Vienna nell’estate del 1788, stupefacente equilibrio di serenità e inquietudine, summa del magistero compositivo dell’autore. Antonio Pappano Nato a Londra da genitori italiani, studia piano, composizione e direzione d’orchestra negli Stati Uniti debuttando nel 1987 come direttore d’opera con La bohème alla Norske Opera di Oslo, di cui è nominato direttore musicale nel 1990. L’anno successivo, a soli 32 anni, è nominato direttore musicale del Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles, dove, oltre a dirigere numerose produzioni d’opera, continua la sua attività di pianista accompagnando molti cantanti in varie serie di recitals. Nel 1993 debutta alla Staatsoper di Vienna sostituendo all’ultimo minuto Cristoph von Dohnà nyi in una nuova produzione del Siegfried di Wagner. Debutta inoltre al Metropolitan di New York nel 1997 e al Festival di Bayreuth nel 1999. Ha diretto alcune tra le maggiori orchestre del mondo, tra cui Boston Symphony, Chicago Symphony, Cleveland Orchestra, Los Angeles Philharmonic, New York Philharmonic, Berliner Philharmoniker, Concertgebouw, Bayerische Rundfunk, London Symphony, Orchestre de Paris e Münchner Philharmoniker e nel 1997 è stato nominato direttore ospite principale della Israel Philharmonic Orchestra. Nel settembre 2002 è divenuto direttore musicale del Covent Garden di Londra e dal 1° ottobre 2005 è direttore musicale dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Vincitore di numerosi premi, fra cui il Premio Abbiati della critica musicale italiana, è stato nominato nel 2005 Direttore dell’anno dalla Royal Philharmonic Society. Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia L’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia è stata la prima in Italia a dedicarsi esclusivamente al repertorio sinfonico, promovendo prime esecuzioni di importanti capolavori del Novecento. Dai primi del ’900 a oggi l’Orchestra ha tenuto circa 14.000 concerti collaborando con i maggiori musicisti del secolo: è stata diretta, tra gli altri, da Mahler, Debussy, Strauss, Stravinskij, Hindemith, Toscanini, Furtwängler, De Sabata e Karajan. Suoi direttori stabili sono stati Bernardino Molinari, Franco Ferrara, Fernando Previtali, Igor Markevitch, Thomas Schippers, Giuseppe Sinopoli, Daniele Gatti, Myung-Whun Chung e, attualmente, Antonio Pappano. Dal 1983 al 1990 Leonard Bernstein ne è stato il Presidente Onorario. Dal 1908 al 1936 le stagioni concertistiche dell’Accademia hanno avuto luogo all’Augusteo. Dal 1958 sede ufficiale dei Concerti dell’istituzione è stato l’Auditorio Pio XII di Roma fino al definitivo trasferimento, nel febbraio 2003, nell’Auditorium Parco della Musica, progettato da Renzo Piano. Durante le tradizionali stagioni concertistiche l’Orchestra, spesso coadiuvata dal Coro, affronta le grandi opere sinfonico-corali con un repertorio che spazia dal Settecento ai nostri giorni. Le compagini ceciliane sono inoltre regolarmente invitate dalle più prestigiose istituzioni musicali del mondo. Fra i più prestigiosi impegni dell’Orchestra sono da menzionare le presenze al Festival delle Notti Bianche di San Pietroburgo e alle manifestazioni per i 100 anni dei Proms (prima orchestra italiana ospite del prestigioso festival londinese). Con Myung-Whun Chung, l’Orchestra ha tenuto concerti in Spagna, Portogallo e Belgio, Inghilterra, Germania e nel 2001 è stata la prima orchestra italiana ospite della storica sede dei Berliner Philharmoniker. Negli ultimi anni l’orchestra ha svolto numerose tournée in Estremo Oriente (1997, 1998, 2000, 2001 per “Italia in Giappone”); nel 2003 ha partecipato con grande successo al Festival Enescu di Bucarest e al Festival autunnale di Valencia prendendo inoltre parte alle celebrazioni per la riapertura del Teatro La Fenice di Venezia. Nella primavera del 2004 ha trionfato alla Triennale di Colonia. È inoltre ospite abituale dei più importanti festival musicali italiani: da Settembre Musica di Torino, alla Settimana Musicale Senese, alla Sagra Malatestiana di Rimini.
ROMEO E GIULIETTA ALLA FENICE NELL€™INTERPRETAZIONE DEL BAYERISCHES STAATSBALLETT DI MONACO DI BAVIERA Sabato 23 settembre alle ore 19,00 (repliche, 24, 26, 27 e 28 settembre 2006) al Teatro La Fenice la compagnia del Bayerisches Staatsballett di Monaco di Baviera proporrà Romeo e Giulietta, balletto in tre atti da William Shakespeare su musica di Sergej Prokof’ev. La coreografia sarà quella ormai classica creata nel 1958 da John Cranko per il Teatro Verde dell’Isola di San Giorgio, ripresa per il Bayerisches Staatsballett da Georgette Tsinguiridis e Stefan Erler. Scene e costumi sono di Jürgen Rose. La musica sarà eseguita dal vivo dall’Orchestra del Teatro La Fenice diretta da Myron Romanul. Fra gli interpreti principali, Lisa-Maree Cullum, Natalia Kalinitchenko e Lucia Lacarra si alterneranno nel ruolo di Giulietta; Alen Bottaini, Lukáš Slavický e Cyril Pierre in quello di Romeo; Marlon Dino e Norbert Graf in quelli di Tebaldo e Paride; Tigran Mikayelyan sarà Mercuzio e Sherelle Charge Madonna Capuleti. La tournee veneziana del Bayerisches Staatsballett è stata resa possibile grazie al contributo di UniCredit Group Romeo e Giulietta è un titolo del grande repertorio, interpretato da una delle maggiori compagnie di danza classica, su musiche composte nel 1935 da Sergej Prokof’ev, ci riporta alle tradizioni del balletto classico ravvivato dalla sapiente mano e dallo spiccatissimo istinto teatrale del coreografo John Cranko. Nato in Sud Africa nel 1927 e morto a Dublino nel 1973, Cranko assunse la direzione del Balletto di Stoccarda nel 1961 dando un grande impulso al rinnovamento della danza classica. Genio del racconto, dotato di cultura e di spirito, si impose sia sul versante patetico che su quello brillante, realizzando pezzi di antologia come la famosissima scena del balcone di Romeo e Giulietta, la più bella possibile a tutt’oggi. La coreografia di Cranko, che seguì quella di Leonid Lavrovskij del 1940 e quella di Frederick Ashton del 1955, vide la prima assoluta al Teatro Verde dell’Isola di San Giorgio il 26 luglio 1958 con il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala e l’Orchestra del Teatro La Fenice, protagonista la ventunenne Carla Fracci. Fissata nella sua forma definitiva a Stoccarda nel 1962, con Marçia Haydée nel ruolo di Giulietta, la coreografia segnò l’inizio della leggendaria collaborazione di Cranko con lo Stuttgarter Ballett. Il Romeo e Giulietta di Cranko fa parte del repertorio del Bayerisches Staatsballett dal 1968.
LA DIDONE DI FRANCESCO CAVALLI AL TEATRO MALIBRAN La Didone, opera in un prologo e tre atti di Francesco Cavalli su libretto di Gian Francesco Busenello andrà in scena al Teatro Malibran il 13, 15, 17 e 19 settembre 2006 nell’ambito della Stagione lirica 2005-2006 della Fondazione Teatro La Fenice. L’opera, creata nel 1641 al Teatro San Cassiano, viene ripresa a Venezia per la prima volta in tempi moderni, e in Italia per la seconda volta dopo la riproposta fiorentina del 1952. L’esecuzione è affidata all’orchestra Europa Galante diretta da Fabio Biondi, che ha curato la revisione critica dell’unica partitura originale esistente, conservata alla Biblioteca Marciana. Il cast è formato da specialisti del repertorio barocco: Claron McFadden, Didone; Magnus Staveland, Enea; Jordi Domènech, Iarba; Manuela Custer, Cassandra; Marina De Liso, Ecuba; Donatella Lombardi, Creusa; Isabel Álvarez, Ascanio; Antonio Lozano, Anchise; Gian-Luca Zoccatelli, Acate; Filippo Morace, Sinone; Maria Grazia Schiavo, Venere; Roberto Abbondanza, Giove. Regia, scene e costumi sono frutto di una collaborazione fra Fondazione Teatro La Fenice, Facoltà di design e arti dello IUAV di Venezia e Fondazione Teatro Due di Parma, con il coinvolgimento di un gruppo di studenti guidati da Carlo Majer, docente di storia del teatro musicale allo IUAV e presidente di Teatro Due. Il nuovo allestimento è coprodotto con l’Unione Musicale di Torino. La prima del 13 sarà trasmessa in differita su RadioTre sabato 16 alle ore 20.00. Tra Sei e Settecento il soggetto virgiliano di Didone incontrò gran fortuna nel repertorio dell’opera in musica. L’intensa figura della regina cartaginese sopraffatta dal dolore amoroso per Enea rappresentava infatti agli occhi degli autori del tempo un’occasione esemplare di espressione degli affetti. A farsi carico per la prima volta di portare sulle scene operistiche questo fortunato soggetto fu la città di Venezia, dove l’opera esordì nel 1641 al Teatro San Cassiano (oggi giardino di Palazzo Albrizzi, vicino a S. Polo): un teatro centrale per la memoria storica, dove solo quattro anni addietro due artisti romani (Ferrari e Manelli) avevano sperimentato per primi la rivoluzionaria idea di presentare un’opera ad un pubblico pagante. Di lì a poco, nel 1650, La Didone fu il primo capolavoro veneziano portato a Napoli da una compagnia di Febiarmonici invitati dal Conte di Oñate, evento che segnò l’inizio della grande e duratura stagione della futura opera napoletana. Artefici della Didone furono due personalità fondamentali per la definizione e lo sviluppo del genere operistico: il versatile ed intelligente compositore cremasco Francesco Cavalli (autore di lavori quali L’Egisto, L’Ormindo, Il Giasone, La Calisto, L’Orione, L’Ercole amante) ed il grande librettista Gian Francesco Busenello, oggi ricordato soprattutto per il testo di uno fra i massimi capolavori del teatro musicale, musicato da Monteverdi: L’incoronazione di Poppea. Cavalli e Busenello confezionarono un lavoro assai originale, perfetto testimone di quella società veneziana, sapiente e libertina, che animava la prima metà del Seicento. Sconvolgendo arditamente un mito votato alla soluzione tragica, dopo aver dipinto con grande intensità e varietà di colori la catastrofe della caduta di Troia, il peregrinare di Enea fino a Cartagine e il tormentato innamoramento della regina Didone, conclusero l’opera con un colpo d’ala di incredibile modernità : partito Enea, Didone si appresta al suicidio, ma viene salvata dall’amante sin lì infelice Iarba, e convola a giuste nozze con lui. La musica di Cavalli, capace di estri corali improvvisi come di ripiegamenti interiori, particolarmente nei molti ariosi su basso ostinato discendente, ad esprimere il lamento dei protagonisti, segue perfettamente la flessibilità e la ricchezza dell’impianto drammaturgico del libretto, illuminando le pieghe di un testo densissimo, in piena coerenza con il principio barocco del recitar cantando.
LETTURA SCENICA DE "LA DIDONE" DI F. CAVALLI Lettura-studio del libretto di Gian Francesco Busenello de La Didone di Francesco Cavalli. Martedì 12 settembre 2006 alle ore 19,00 al Teatro La Fenice , in occasione dell’allestimento dell’opera La Didone (in scena al teatro Malibran dal 13 al 19 settembre musica di Francesco Cavalli, orchestra Europa Galante, maestro concertatore e direttore Fabio Biondi,) verrà realizzata, una lettura-studio del libretto di Gian Francesco Busenello de La Didone di Francesco Cavalli. Opera barocca di straordinaria bellezza, La Didone fa parte dei “capolavori sconosciuti” del teatro musicale che un paese melomane come il nostro non può permettersi di dimenticare. Il 13 settembre 2006, al Teatro Malibran di Venezia, debutterà un nuovo allestimento. L’esecuzione dell’opera è affidata ad un cast internazionale di cantanti e all’ Europa Galante, diretta dal Maestro e primo violino Fabio Biondi, nonché curatore critico dell’edizione, che ha compiuto un meticoloso lavoro di ricerca e confronto fra i libretti di Venezia (1641), Firenze (1650), Genova (1652) e Piacenza (1655), per risalire alla versione più vicina all’originale. Si è pensato di offrire al pubblico una lettura del libretto di Gian Francesco Busenello che, sorretto da un forte impianto drammaturgico, ha dimostrato di poter vivere come testo teatrale autonomo, indipendentemente dalla musica. La musicalità del testo, in versi rimati alternati e baciati, non scalfisce la concretezza dei personaggi, animati da sentimenti assoluti, lacerati da conflitti e, soprattutto, capaci di cambiare. I registri linguistici presenti nel testo, differenziati a seconda del tipo di personaggio chiamato ad esprimersi, si riscoprono materiale necessario e fondamentale per riflettere sui rapporti e le dinamiche relazionali che vengono a crearsi all’interno del gioco teatrale. Il libretto è una stratificazione di tematiche e problematiche sia formali che ideologiche: alle soluzioni canoniche dell’epoca, imposte dal gusto teatrale imperante, ricorso alla mitologia, scene di follia, lamento pathetico e comic relise, si alternano pura invenzione e licenze poetiche, come la rottura delle tre unità aristoteliche o la manipolazione di storie fatti ed eventi, ripresi dall’Eneide di Virgilio. Scelte che spostano l’attenzione sul valore del tempo e dell’amore che sembrano legati da un filo profondo e tenace, una frenesia che corre lungo tutta la durata dei tre atti e che rallenta soltanto nel delicatissimo quanto forte scontro-separazione fra Enea e Didone, intensa parentesi a-temporale in cui sono il sentimento e i moti dell’animo a dilatarsi a tal punto da sospendere la corsa delle ore.
MICHAIL JUROWSKI DIRIGE L€™ULTIMO CONCERTO DELLA STAGIONE SINFONICA 2005-2006 DEL TEATRO LA FENICE Un capolavoro corale di Brahms racchiuso fra due sinfonie di Mozart e Å ostakovic: questa la struttura del concerto conclusivo della Stagione sinfonica 2005-2006 «Stili e interpreti» della Fondazione Teatro La Fenice, che avrà luogo al Teatro La Fenice venerdì 14 luglio 2006 alle ore 20.00. Sul podio dell’Orchestra e del Coro del teatro veneziano vi sarà il direttore russo Michail Jurowski (da non confondere con altri due direttori ascoltati alla Fenice nelle scorse stagioni, Vladimir e Dimitri, entrambi suoi figli). Direttore del Coro Emanuela Di Pietro. La prima parte del concerto si aprirà con una delle vette della produzione giovanile di Mozart, la Sinfonia n. 29 in la maggiore KV 201 (nei tempi Allegro moderato, Andante, Menuetto e Allegro con spirito) e proseguirà con il Canto del destino op. 54 per coro e orchestra di Johannes Brahms. La seconda parte sarà invece interamente dedicata alla Sinfonia n. 1 in fa minore op. 10 di Dmitrij Å ostakovic, articolata nei tempi Allegro non troppo (preceduto da un’introduzione Allegretto), Allegro (un graffiante Scherzo con trio), Lento e Allegro molto (con un Lento introduttivo). Giungeranno così a conclusione i due cicli dedicati nel corso della stagione alle sinfonie di Mozart e di Å ostakovic, nei 250 e 100 anni dalla nascita. La Sinfonia KV 201, composta da Mozart a 18 anni nell’aprile del 1774 dopo il terzo viaggio in Italia (quello del Lucio Silla, 1772-73), ma anche dopo un breve ma determinante soggiorno nella Vienna di Haydn e Gluck effettuato con il padre nell’estate del 1773, è una delle tre grandi sinfonie salisburghesi che segnano l’ingresso del giovane Mozart nell’età adulta. La maturità di questo lavoro, ormai lontano dalle 8 piccole sinfonie d’impronta italiana del 1772 (fra cui la KV 124, ascoltata alla Fenice la settimana scorsa), è evidente nella profonda elaborazione tematica che nutre una scrittura di straordinaria scioltezza ed inventività , piena di prodigi timbrici nell’uso di un organico ridotto, limitato ad archi, oboi e corni. Composto fra il 1868 e il 1871 sul testo dell’Hyperion Schicksalslied di Hölderlin, il Canto del destino op. 54 di Johannes Brahms affronta il tema del contrasto tra la beatitudine degli dei immortali e la disperazione degli uomini abbandonati da questi ultimi. Ma il senso tragico di incomunicabilità tra la sfera di coloro i quali sono «sopra» il destino (le due prime strofe del testo di Hölderlin, corrispondenti alla prima luminosa e solenne sezione della partitura di Brahms, un mi bemolle maggiore in tempo «Lento e pieno di nostalgia») e la sfera di quanti ne sono «dentro» (terza strofa, musicata da Brahms in un oscuro e teso do minore, in tempo improvvisamente rapido) viene attenuato dalla ripresa (solo orchestrale però, senza coro e senza testo) del movimento iniziale, che conclude il brano sulla visione della serenità divina. La prima delle quindici sinfonie di Å ostakovic fu scritta a 19 anni nel 1925 come saggio per il conseguimento del diploma di composizione presso il Conservatorio di Leningrado. Eseguita per la prima volta nel 1926 dall’Orchestra Filarmonica di Leningrado diretta da Nikolai Malko, lanciò il giovane compositore nel firmamento della nuova musica sovietica. Vi si trovano già ben delineate le caratteristiche tipiche della sua musica: la tendenza al burlesco e all’ironia, ma anche all’espressività più intensa; i bruschi contrasti e le irruzioni violente, il trattamento libero e scherzoso della tradizione, l’originalità dell’orchestrazione (con l’inclusione in orchestra del pianoforte, utilizzato non come strumento armonico ma come amplificatore della natura percussiva dei materiali). MICHAIL JUROWSKI A venticinque anni è assistente di Gennadi Rozhdestvensky all’Orchestra Sinfonica della Radiotelevisione di Stato di Mosca. Ha studiato a Mosca, dove inizia la carriera; nel 1990 si trasferisce in Germania; ha diretto tra l’altro alla Staatsoper e alla Komische Oper di Berlino, ad Amburgo e Lipsia, alla Staatskapelle di Dresda, nonché l’Orchestra Filarmonica Ceca, la Berliner Sinfonie-Orchester, le orchestre della radio di Berlino e Stoccarda. Nel 1992-93 è diventato direttore musicale permanente della Nordwestdeutsche Philharmonie di Herford. Nel 1993 ha diretto Iolanta di Cajkovskij (regia di Peter Ustinov) e Francesca da Rimini di Rachmaninov al Festival di Dresda. Ha diretto per le radio di Stoccarda, Colonia e Berlino, e ha vinto due volte il premio “Deutsche Schallplattenkritik”. Nel 1996 ha diretto Boris Godunov alla Deutsche Oper di Berlino, mentre a Lipsia ha diretto Il naso di Å ostakovic nel 1997 diventando direttore ospite permanente. Dal 1997 al 1999 è stato direttore musicale del Volkstheater e della Norddeutsche Philharmonie di Rostock. La Rundfunk-Sinfonieorchester di Berlino lo ha scelto come direttore ospite permanente dalla stagione 1998-99. È direttore musicale principale dell’Opera di Lipsia dal 1999, dove ha diretto tra l’altro molte opere di Verdi (Macbeth, Rigoletto, La traviata, Falstaff). È regolarmente invitato nei principali teatri e festival mondiali, dirigendo fra l’altro la Oslo Philharmonic, la Malmö Symphony Orchestra, la Copenhagen Philharmonic Orchestra, la Odense Symphony Orchestra, orchestre in Spagna, Ungheria, Russia. All’inizio della stagione 2001-2002 è stato direttore ospite principale alla Deutsche Oper di Berlino e direttore ospite permanente all’Opera di Francoforte dal 2002. È stato nel frattempo direttore ospite alla Komische Oper di Berlino, dirigendo opere, balletti, concerti sinfonici. Dal 2003 è direttore ospite permanente anche alla Tonkünstlerorchester di Vienna.
GENNADI ROZHDESTVENSKY DIRIGE L€™ORCHESTRA DEL TEATRO LA FENICE IN UN CONCERTO DEDICATO A MUSICHE DI MOZART E BRAHMS Domenica 4 giugno 2006 alle ore 20.00 il Teatro Malibran ospiterà il dodicesimo appuntamento con la Stagione Sinfonica 2005-2006 «Stili e interpreti» della Fondazione Teatro La Fenice (turni S-T). Il direttore russo Gennadi Rozhdestvensky dirigerà l’Orchestra del Teatro La Fenice in un programma dedicato nella prima parte a Wolfgang Amadeus Mozart, con l’Ouverture de Le nozze di Figaro e la Sinfonia in do maggiore KV 551 detta «Jupiter», e nella seconda parte a Johannes Brahms, la cui Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90 sostituirà la prevista Sinfonia n. 6 op. 54 di Dmitrij Sˇostakovicˇ, che verrà riproposta in altra occasione. Il concerto, che sarà ritrasmesso in differita da Radio3 RAI, sarà presentato anche al Teatro Toniolo di Mestre sabato 3 giugno alle ore 21.00, in collaborazione con il Comune di Venezia e gli Amici della Musica di Mestre. Nella celeberrima Ouverture de Le nozze di Figaro – commedia per musica composta da Mozart nel 1786 su un libretto di Lorenzo Da Ponte tratto dalla scandalosa pièce francese di Pierre Augustin Caron de Beaumarchais – le gioiose e sorprendenti tensioni e asimmetrie della forma musicale costituiscono un’ideale introduzione agli accadimenti multiformi e singolari raccontati sulla scena. Fin dall’originalissima frase iniziale affidata ai violini in pianissimo, seguita dall’improvviso fortissimo, in contropiede ritmico, dell’orchestra intera, gli schemi tipici dell’opera buffa vengono da Mozart ripresi e radicalmente rinnovati, in un capolavoro di vitalità e teatralità pienamente godibile tanto come preannuncio dell’atmosfera dell’intera opera che come brano autonomo da concerto. A questo culmine dell’arte mozartiana il concerto del 4 giugno accosterà l’ultima delle sinfonie del salisburghese, la «Jupiter» composta a Vienna nel 1788, summa inarrivabile di antico e moderno ed esempio straordinario di quell’arte dei contrasti – miracolosa descrizione in termini musicali della cangiante natura dell’animo umano – che è uno degli elementi essenziali della musica di Mozart. Con questo lavoro, culminante nelle vette contrappuntistiche del quarto movimento, giunge a compimento il ciclo delle tre ultime sinfonie di Mozart proposto al pubblico veneziano dall’Orchestra del Teatro La Fenice. Dalla sapienza compositiva dell’ultimo Mozart si passerà nella seconda parte del programma a quella del Brahms maturo, con la Terza Sinfonia op. 90 composta a Wiesbaden nel 1883 ed eseguita lo stesso anno dai Wiener Philharmoniker diretti da Hans Richter. La sintesi di intensità drammatica e caldo lirismo che la caratterizza si appoggia su una coerenza stutturale mirabile ma mai esibita, realizzata grazie alla derivazione di ognuno dei quattro movimenti (Allegro con brio, Andante, Poco allegretto e Allegro) dal materiale di apertura della composizione. La straordinaria bellezza melodica dei temi e l’intensità emotiva tutt’affatto schumanniana dell’intera sinfonia si accompagnano a velature malinconiche tipiche di Brahms, evidenti nelle conclusioni sempre ripiegate e serenamente autunnali di ognuno dei movimenti. GENNADI ROZHDESTVENSKY Formatosi al Conservatorio Cˇajkovskij di Mosca, è stato a partire dal 1961 direttore principale dell’Orchestra Sinfonica di Radio Mosca, dell’Orchestra del Teatro Bol’sˇoj, dell’Orchestra del Teatro da camera di Mosca (da lui fondato) e dell’Orchestra Sinfonica del Ministero della Cultura dell’Unione Sovietica. A partire dal 1974 la sua attività si è estesa all’estero: è stato successore di Antal Doráti a capo dell’Orchestra Filarmonica di Stoccolma e direttore principale della BBC Symphony Orchestra e dei Wiener Symphoniker. Presidente del comitato artistico del Teatro Bol’sˇoj dal 1994, nel 2001 ne è stato direttore artistico, dirigendo la prima mondiale della versione originale de Il giocatore di Prokof’ev. È regolarmente invitato sul podio delle maggiori orchestre europee, americane e giapponesi ed ha recentemente diretto Il naso di Sˇostakovicˇ ad Amsterdam, Opricˇnik di Cˇajkovskij a Cagliari, la prima esecuzione russa de Il caso Makropulos di Janácˇek a Mosca, Der fliegende Holländer di Wagner al Teatro alla Scala e La dama di picche di Cˇajkovskij all’Opéra Bastille. Nel 2003 ha diretto al Palafenice l’oratorio The Epic of Gilgamesh di Martinu°.