Comunicati Archives - Page 125 of 133 - Teatro La Fenice

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KURT MASUR IN UN PROGRAMMA INTERAMENTE DEDICATO A MENDELSSOHN E’ interamente dedicato a Mendelssohn il concerto che si terrà sabato 8 aprile alle ore 20.00 al Teatro La Fenice ( e non al teatro Malibran come inizialmente previsto) nell’ambito della Stagione sinfonica 2005-2006 «Stili e interpreti» (turni S-T). Kurt Masur, presidente della Felix-Mendelssohn-Bartholdy-Stiftung (fondazione che si occupa della valorizzazione delle opere di Mendelssohn e della gestione della sua casa-museo a Lipsia), nonché protagonista lo scorso gennaio del Concerto di Capodanno 2006 al Teatro La Fenice, dirigerà l’orchestra del teatro veneziano in un programma che prevede l’esecuzione di Ein Sommernachtstraum, ouverture da concerto op. 21 ispirata al Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, della Sinfonia n. 3 in la minore op. 56 detta «Scozzese» (in sostituzione della prevista Sinfonia n. 5 di Sostakovic, la cui esecuzione è rimandata ad altra data) e, nella seconda parte, la Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90 detta «Italiana». Ein Sommernachtstraum è la prima delle quattro grandi ouverture da concerto di Mendelssohn (le altre sono Die Hebriden, da Macpherson; Meeresstille und glückliche Fahrt, da Goethe; e Die schöne Melusine, da Grillparzer), scritta a 17 anni nel 1826 come pezzo autonomo e integrata nel 1842 nelle musiche di scena composte per una rappresentazione berlinese della pièce shakespeariana. Mirabile esempio di come fiabesco e fantastico escludano nel romanticismo di Mendelssohn ogni inquietudine demoniaca, si svolge in un’atmosfera sospesa e sognante di indicibile, aereo fascino. Se in Ein Sommernachtstraum Mendelssohn si ispira al mondo immaginario di Oberon e Titania, tanto la Sinfonia «Scozzese» quanto l’«Italiana» nascono da due viaggi di formazione compiuti dal compositore ventenne nel Nord e nel Sud dell’Europa. Dapprima, nel 1829, Mendelssohn visita l’Inghilterra e la Scozia: dell’orizzonte romantico settentrionale e ossianico, la definitiva testimonianza musicale arriva solo dopo tredici anni di elaborazione, con la Sinfonia «Scozzese» presentata al Gewandhaus di Lipsia il 3 marzo 1842. Articolata in quattro movimenti collegati fra loro sia dall’assenza di pause fra l’uno e l’altro, sia dal ritorno (in maggiore) alla fine dell’ultimo del tema con cui si apre l’introduzione del primo — tema ispirato dalla visita alle rovine dell’antica cappella del castello di Holyrood —, la «Scozzese» può essere considerata come il vertice della produzione sinfonica di Mendelssohn per maturità espressiva e compattezza formale. La Sinfonia «Italiana», nata dopo il viaggio in Italia (Venezia, Firenze, Pompei, Napoli, Roma) del 1830-31 e presentata a Londra il 13 maggio 1833, è invece il prodotto definitivo dell’altro orizzonte romantico, quello meridionale e solare. Articolata anch’essa in quattro movimenti — un Allegro vivace luminoso e pulsante di vita, un nobile Andante in re minore di carattere processionale, un soave e sensuale Minuetto con Trio e un vertiginoso Saltarello in la minore, ispirato a una danza popolare romana mescolata a ritmi di tarantella napoletana —, l’«Italiana» è un lavoro di grande spontaneità ed effervescenza, immerso in un colore strumentale chiaro e trasparente che lo differenzia da quello più spesso e denso della «Scozzese». Kurt Masur Direttore musicale dell’Orchestre National de France dal 2002 e della London Philharmonic Orchestra dal 2000, ha diretto per undici anni, dal 1991 al 2002, la New York Philharmonic, di cui è stato nominato Music Director Emeritus. Dal 1970 al 1996 è stato l’undicesimo successore di Mendelssohn nel ruolo di Kapellmeister dell’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, che nel 1996 gli ha conferito, per la prima volta nella sua storia, il titolo di Direttore onorario. Direttore ospite delle maggiori orchestre internazionali, dal 1992 è Honorary Guest Conductor dell’Orchestra Filarmonica Israeliana. Professore dal 1975 presso la Hochschule für Musik di Lipsia (l’antico Conservatorio fondato da Mendelssohn), ha ricevuto numerosi riconoscimenti sia per la sua attività artistica che per le coraggiose ed equilibrate iniziative politiche assunte durante le manifestazioni di Lipsia dell’autunno del 1989 che prelusero al crollo del muro di Berlino.
I RICORDI DI ENZO DARA Martedì 11 aprile 2006 alle ore 18.00 presso le Sale Apollinee del Teatro La Fenice avrà luogo il secondo degli «Incontri con il libro» organizzati dagli Amici della Fenice e del Teatro Malibran e dalla Fondazione Teatro La Fenice. Il musicologo Dino Villatico presenterà il volume Personaggi in chiave di Enzo Dara uscito all’inizio del 2005 editore Azzali. Oltre all’autore, interverranno Sergio Segalini e Alberto Terrani, e saranno proiettati video delle opere interpretate da Dara e dagli artisti ricordati nel libro. Accanto alla sua più che quarantennale carriera di basso buffo, uno dei migliori e più divertenti della scena lirica, e alla sua più recente attività di regista, Enzo Dara ha sempre coltivato il gusto della scrittura, fin dalle giovanili collaborazioni come pubblicista de «Il Resto del Carlino». Nel 1994 ha scritto il suo primo libro, Anche il buffo nel suo piccolo, sulla sua carriera di ascoltatore e di cantante, di cui questo secondo, Personaggi in chiave, è una sorta di continuazione. Il racconto si snoda lungo 14 vivacissimi capitoli dedicati ciascuno a una personalità del mondo musicale o teatrale con cui Dara entrò in contatto diretto o indiretto nel corso della sua vita artistica. Vi sono direttori d’orchestra (Gianandrea Gavazzeni, Thomas Schippers, Claudio Abbado), registi e organizzatori (Giancarlo Menotti, Giorgio Strehler, Paolo Grassi), tenori (Mario Del Monaco, Beniamino Gigli, Luciano Pavarotti), baritoni (Giuseppe Taddei, Aldo Protti), bassi (Cesare Siepi), oltre a Maria Callas, con cui Dara non lavorò mai che fu uno dei suoi punti di riferimento come melomane appassionato di teatro musicale, e Lucia Valentini Terrani, con cui al contrario lavorò frequentissimamente dal 1973 al 1995 in decine di produzioni rossiniane e che ricorda nel libro con ammirazione e affetto. «Noterete — scrive Dara nell’introduzione — come più che sulle loro prodezze artistiche, mi soffermi sulle loro doti umane. Si ha un bel dire che bisogna sempre separare l’artista dall’uomo, al dunque, si cade nel tranello».
YORAM DAVID «SEI CONCERTI PER LA CITTà » Dopo il tutto esaurito dei primi due dei «Sei concerti per la città », torna l’iniziativa intesa ad aprire il teatro ai residenti promossa dalla Fondazione Teatro La Fenice in collaborazione con le Municipalità del Comune di Venezia. Venerdì 24 marzo alle ore 20.00 e sabato 25 alle ore 17.00, il direttore israeliano Yoram David dirigerà l’Orchestra del Teatro La Fenice nel terzo e nel quarto concerto del ciclo. Il programma prevede l’esecuzione della Sinfonia da Requiem op. 20 di Benjamin Britten e di due capolavori beethoveniani: l’ouverture Leonore III op. 72a/2 e la Sinfonia n. 7 op. 92. Come nei concerti precedenti, per i residenti nel comune di Venezia (e per gli abbonati del Teatro La Fenice) il costo del biglietto sarà di 10€ (ulteriormente ridotto a 5€ per studenti, anziani, famiglie e gruppi), e chi ne avrà fatto richiesta tramite le Municipalità potrà usufruire di posti riservati in platea o palchi centrali. Composta nel 1940, la Sinfonia da Requiem è il più ampio lavoro orchestrale concepito da Britten per la sala da concerto. Scritta su commissione del governo giapponese in vista delle celebrazioni dei 2600 anni della dinastia Mikado, si articola in tre movimenti che si susseguono senza soluzione di continuità : Lacrymosa (Andante ben misurato), Dies irae (Allegro con fuoco) e Requiem aeternam (Andante molto tranquillo). Il sentimento di tristezza e di terrore che pervade la composizione era ispirato dalle circostanza belliche di quegli anni, tanto in Europa (nel pieno della battaglia d’Inghilterra) che nell’estremo oriente (segnato dai conflitti fra Cina e Giappone). Dopo una prima approvazione, il progetto fu tuttavia respinto dall’ambasciata giapponese, e Britten preferì dedicare la composizione alla memoria dei genitori. La Leonore III è una delle quattro ouvertures alternative composte da Beethoven per la sua unica opera teatrale, il Fidelio. Dopo la Leonore I, scartata dal musicista già prima della rappresentazione dell’opera, e la Leonore II, utilizzata per le rappresentazioni del novembre 1805, la Leonore III, rielaborazione ampliata della precedente, fu eseguita in occasione della ripresa dell’opera nel marzo del 1806. Per la versione definitiva del Fidelio, andata in scena nel maggio del 1814, Beethoven compose una nuova ouverture molto più rapida e breve, e la Leonore III rimase o come pezzo da concerto o, secondo un uso risalente a Bülow e Mahler, come interludio prima del finale dell’opera. Dopo l’Adagio iniziale, ispirato alla scena di Florestano in prigione, l’ouverture si sviluppa in un grande Allegro in cui si riscontrano le forme lucide e scattanti dello stile beethoveniano degli anni ‘eroici’. I lontani squilli di tromba, annuncio di libertà dall’oppressione del tiranno, separano l’esposizione dalla ripresa, che termina con una stretta vertiginosa. La Settima Sinfonia fu portata a termine da Beethoven in tempi abbastanza brevi, tra il 1811 e il 1812, in un periodo di sostanziale assesta­mento esistenziale, e fu presentata nel corso di un trionfale concerto che si tenne presso l’Università di Vienna l’8 dicembre 1813. La forma della composizione è risolta in un organismo che procede in modo consequenziale nel corso dei quattro movimenti. Domina lo spettacolo del movimento, dell’attività di energie vitali, seguite dal loro lento costituirsi e aggregarsi fino allo sviluppo più ardimentoso ed esaltante, come si può rilevare anche nel celebre Allegretto in la minore, che pur esplorando i toni di una tormentata elegia, persiste in un passo ritmico che non conosce tregua. Yoram David Direttore israeliano di formazione inglese e austriaca, ha iniziato nel 1977 un’importante carriera operistica presso i teatri di Francoforte, Düsseldorf, Amburgo, Stoccarda, Berlino e Monaco, cui ha affiancato un’intensa attività concertistica con le più importanti orchestre tedesche, fra cui la Sinfonieorchester di Aquisgrana e i Berliner Philharmoniker. Dal 1990 si è trasferito in Italia dove dirige un repertorio lirico che va da Gluck e Mozart a Strauss, Berg e Penderecki. Attivissimo anche in campo sinfonico, ha diretto fra l’altro la Mahler Chamber Orchestra, l’Orchestra dell’Accademia di S. Cecilia e l’Orchestra Verdi di Milano. Dirige anche in Inghilterra, Svizzera, Finlandia, Spagna e Giappone.
OLA RUDNER Si avvia a conclusione il felice esperimento dei «Sei concerti per la città », l’iniziativa intesa ad aprire il teatro ai veneziani che la Fondazione Teatro La Fenice ha promosso in collaborazione con il Comune di Venezia e le sue Municipalità . Sabato 1 aprile 2006 alle ore 20.00 e domenica 2 alle ore 17.00, il direttore svedese Ola Rudner dirigerà al Teatro La Fenice il quinto e il sesto concerto del ciclo. L’orchestra del teatro veneziano sarà impegnata in un programma composto dalla Sinfonia MH 63 di Michael Haydn, autore cui Rudner dedica ultimamente una grande attenzione, dalla Sinfonia da camera per archi op. 110a di Dmitrij Sostakovic (nel centenario della nascita), e, filo rosso dei sei concerti, da una sinfonia di Beethoven: l’esuberante Sinfonia n. 1 in do maggiore op. 21, composta a Vienna nell’anno 1800. Come nei concerti precedenti, per i residenti nel comune di Venezia (e per gli abbonati del Teatro La Fenice) il costo del biglietto è di 10 € (ulteriormente ridotto a 5€ per studenti, anziani, famiglie e gruppi), e chi ne avrà fatto richiesta tramite le Municipalità potrà usufruire di posti riservati in platea o palco centrale. Nato nel 1737, fratello minore di Franz Joseph e come lui educato nella cappella del duomo di Santo Stefano a Vienna, Michael Haydn entrò nel 1763 al servizio dell’arcivescovo di Salisburgo, dove rimase per i successivi quarant’anni. Stimato da Leopold Mozart e amico di Wolfgang, su cui esercitò un notevole influsso, fu abile contrappuntista e autore di musica sacra, musica da camera, sinfonie e concerti. La Sinfonia in la maggiore MH 63, nona delle 44 sinfonie dell’autore, fa parte di un gruppo di cinque scritte in pochi mesi fra il 1763 e il 1764 subito dopo la nomina salisburghese. Ha un carattere vigoroso e inventivo e a differenza dalle altre si articola in quattro movimenti anziché in tre: Allegro molto, Andante ma non troppo, Menuetto con Trio, Presto. La Sinfonia da camera op. 110a di Sostakovic è una trascrizione per orchestra d’archi del Quartetto n. 8 op. 110, realizzata dal violista e direttore d’orchestra Rudolf Barshai (allievo e collaboratore di Sostakovic) e autorizzata dall’autore. Composto nel 1960 nel corso di una permanenza a Dresda, ancora pesantemente segnata dai bombardamenti, e dedicato «alla memoria delle vittime del fascismo e della guerra», il Quartetto n. 8 è una riflessione amara e anti-retorica sulla morte, intrisa di motivi fortemente autobiografici. Il lavoro si articola in cinque movimenti collegati tra loro, basati su un onnipresente frammento motivico di quattro note ricavato dalle iniziali del nome del compositore. Alla desolata meditazione del Largo iniziale fa seguito la febbrile drammaticità dei due movimenti centrali, l’Allegro molto e l’Allegretto, dopo i quali si ripiomba nella nuda tragicità del quarto movimento (di nuovo un Largo), seguito dall’enigmatica fuga del movimento conclusivo. La Prima Sinfonia di Beethoven, che segna l’esordio del musicista nell’agone sinfonico, fu eseguita in un concerto organizzato dal compositore il 2 aprile 1800 nel Teatro di Porta Carinzia a Vienna, alla presenza di Haydn. Dedicata al barone Gottfried van Swieten, protettore di Mozart e personaggio di spicco nella vita musicale della capitale, quest’opera è certamente vicina a Mozart e Haydn, ma il giovane Beethoven si allontana dai suoi due grandi predecessori almeno nell’inedito risalto timbrico conferito da trombe e timpani alle cadenze conclusive. La sinfonia si articola in quattro movimenti: un Allegro con brio in forma sonata preceduto da una breve introduzione Adagio molto, un Andante cantabile con moto di evidente impronta mozartiana, un Menuetto che la rapidità del tempo (Allegro molto e vivace) rende quasi uno Scherzo, e un gioioso Allegro molto conclusivo, comicamente introdotto da un breve ed esitante Adagio. Ola Rudner Direttore svedese, dopo aver iniziato una bril­lante carriera come violinista solista e come primo violino di importanti formazioni austriache, ha fondato nel 1995 la Philharmonia Wien ed è stato dal 2001 al 2003 direttore principale della Tasma­nian Symphony Orchestra in Australia. Dal 2003 è direttore stabile dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, con cui conduce un’intensa attività con­certistica. Ospite di istituzioni sinfoniche quali la BBC Symphony Orchestra, l’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino e la Radio-Sinfonieorchester di Stoccarda, è an­che apprezzato direttore lirico, attivo da tempo alla Volksoper di Vienna oltre che nei maggiori teatri scandinavi, australiani ed italiani.
STAGIONE LIRICA, DANZA, SINFONICA, PROGETTI SPECIALI STAGIONE 2004-2005 - C.S. N. 01 (GENERALE) Si veda comunicato stampa in formato PDF
DANZA STAGIONE 2004-2005 - C.S. N. 03 Si veda comunicato stampa in formato PDF
48° FESTIVAL INTERNAZIONALE DI MUSICA CONTEMPORANEA STAGIONE 2004-2005 - C.S. N. 04 Si veda comunicato stampa in formato PDF
PREZZI BIGLIETTI PER LA STAGIONE OPERA E BALLETTO STAGIONE 2004-2005 Si veda comunicato stampa in formato PDF