Comunicati Archives - Pagina 127 di 137 - Teatro La Fenice

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ROMEO E GIULIETTA ALLA FENICE NELL€™INTERPRETAZIONE DEL BAYERISCHES STAATSBALLETT DI MONACO DI BAVIERA Sabato 23 settembre alle ore 19,00 (repliche, 24, 26, 27 e 28 settembre 2006) al Teatro La Fenice la compagnia del Bayerisches Staatsballett di Monaco di Baviera proporrà Romeo e Giulietta, balletto in tre atti da William Shakespeare su musica di Sergej Prokof’ev. La coreografia sarà quella ormai classica creata nel 1958 da John Cranko per il Teatro Verde dell’Isola di San Giorgio, ripresa per il Bayerisches Staatsballett da Georgette Tsinguiridis e Stefan Erler. Scene e costumi sono di Jürgen Rose. La musica sarà eseguita dal vivo dall’Orchestra del Teatro La Fenice diretta da Myron Romanul. Fra gli interpreti principali, Lisa-Maree Cullum, Natalia Kalinitchenko e Lucia Lacarra si alterneranno nel ruolo di Giulietta; Alen Bottaini, Lukáš Slavický e Cyril Pierre in quello di Romeo; Marlon Dino e Norbert Graf in quelli di Tebaldo e Paride; Tigran Mikayelyan sarà Mercuzio e Sherelle Charge Madonna Capuleti. La tournee veneziana del Bayerisches Staatsballett è stata resa possibile grazie al contributo di UniCredit Group Romeo e Giulietta è un titolo del grande repertorio, interpretato da una delle maggiori compagnie di danza classica, su musiche composte nel 1935 da Sergej Prokof’ev, ci riporta alle tradizioni del balletto classico ravvivato dalla sapiente mano e dallo spiccatissimo istinto teatrale del coreografo John Cranko. Nato in Sud Africa nel 1927 e morto a Dublino nel 1973, Cranko assunse la direzione del Balletto di Stoccarda nel 1961 dando un grande impulso al rinnovamento della danza classica. Genio del racconto, dotato di cultura e di spirito, si impose sia sul versante patetico che su quello brillante, realizzando pezzi di antologia come la famosissima scena del balcone di Romeo e Giulietta, la più bella possibile a tutt’oggi. La coreografia di Cranko, che seguì quella di Leonid Lavrovskij del 1940 e quella di Frederick Ashton del 1955, vide la prima assoluta al Teatro Verde dell’Isola di San Giorgio il 26 luglio 1958 con il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala e l’Orchestra del Teatro La Fenice, protagonista la ventunenne Carla Fracci. Fissata nella sua forma definitiva a Stoccarda nel 1962, con Marçia Haydée nel ruolo di Giulietta, la coreografia segnò l’inizio della leggendaria collaborazione di Cranko con lo Stuttgarter Ballett. Il Romeo e Giulietta di Cranko fa parte del repertorio del Bayerisches Staatsballett dal 1968.
LA DIDONE DI FRANCESCO CAVALLI AL TEATRO MALIBRAN La Didone, opera in un prologo e tre atti di Francesco Cavalli su libretto di Gian Francesco Busenello andrà in scena al Teatro Malibran il 13, 15, 17 e 19 settembre 2006 nell’ambito della Stagione lirica 2005-2006 della Fondazione Teatro La Fenice. L’opera, creata nel 1641 al Teatro San Cassiano, viene ripresa a Venezia per la prima volta in tempi moderni, e in Italia per la seconda volta dopo la riproposta fiorentina del 1952. L’esecuzione è affidata all’orchestra Europa Galante diretta da Fabio Biondi, che ha curato la revisione critica dell’unica partitura originale esistente, conservata alla Biblioteca Marciana. Il cast è formato da specialisti del repertorio barocco: Claron McFadden, Didone; Magnus Staveland, Enea; Jordi Domènech, Iarba; Manuela Custer, Cassandra; Marina De Liso, Ecuba; Donatella Lombardi, Creusa; Isabel Álvarez, Ascanio; Antonio Lozano, Anchise; Gian-Luca Zoccatelli, Acate; Filippo Morace, Sinone; Maria Grazia Schiavo, Venere; Roberto Abbondanza, Giove. Regia, scene e costumi sono frutto di una collaborazione fra Fondazione Teatro La Fenice, Facoltà di design e arti dello IUAV di Venezia e Fondazione Teatro Due di Parma, con il coinvolgimento di un gruppo di studenti guidati da Carlo Majer, docente di storia del teatro musicale allo IUAV e presidente di Teatro Due. Il nuovo allestimento è coprodotto con l’Unione Musicale di Torino. La prima del 13 sarà trasmessa in differita su RadioTre sabato 16 alle ore 20.00. Tra Sei e Settecento il soggetto virgiliano di Didone incontrò gran fortuna nel repertorio dell’opera in musica. L’intensa figura della regina cartaginese sopraffatta dal dolore amoroso per Enea rappresentava infatti agli occhi degli autori del tempo un’occasione esemplare di espressione degli affetti. A farsi carico per la prima volta di portare sulle scene operistiche questo fortunato soggetto fu la città di Venezia, dove l’opera esordì nel 1641 al Teatro San Cassiano (oggi giardino di Palazzo Albrizzi, vicino a S. Polo): un teatro centrale per la memoria storica, dove solo quattro anni addietro due artisti romani (Ferrari e Manelli) avevano sperimentato per primi la rivoluzionaria idea di presentare un’opera ad un pubblico pagante. Di lì a poco, nel 1650, La Didone fu il primo capolavoro veneziano portato a Napoli da una compagnia di Febiarmonici invitati dal Conte di Oñate, evento che segnò l’inizio della grande e duratura stagione della futura opera napoletana. Artefici della Didone furono due personalità fondamentali per la definizione e lo sviluppo del genere operistico: il versatile ed intelligente compositore cremasco Francesco Cavalli (autore di lavori quali L’Egisto, L’Ormindo, Il Giasone, La Calisto, L’Orione, L’Ercole amante) ed il grande librettista Gian Francesco Busenello, oggi ricordato soprattutto per il testo di uno fra i massimi capolavori del teatro musicale, musicato da Monteverdi: L’incoronazione di Poppea. Cavalli e Busenello confezionarono un lavoro assai originale, perfetto testimone di quella società veneziana, sapiente e libertina, che animava la prima metà del Seicento. Sconvolgendo arditamente un mito votato alla soluzione tragica, dopo aver dipinto con grande intensità e varietà di colori la catastrofe della caduta di Troia, il peregrinare di Enea fino a Cartagine e il tormentato innamoramento della regina Didone, conclusero l’opera con un colpo d’ala di incredibile modernità : partito Enea, Didone si appresta al suicidio, ma viene salvata dall’amante sin lì infelice Iarba, e convola a giuste nozze con lui. La musica di Cavalli, capace di estri corali improvvisi come di ripiegamenti interiori, particolarmente nei molti ariosi su basso ostinato discendente, ad esprimere il lamento dei protagonisti, segue perfettamente la flessibilità e la ricchezza dell’impianto drammaturgico del libretto, illuminando le pieghe di un testo densissimo, in piena coerenza con il principio barocco del recitar cantando.
LETTURA SCENICA DE "LA DIDONE" DI F. CAVALLI Lettura-studio del libretto di Gian Francesco Busenello de La Didone di Francesco Cavalli. Martedì 12 settembre 2006 alle ore 19,00 al Teatro La Fenice , in occasione dell’allestimento dell’opera La Didone (in scena al teatro Malibran dal 13 al 19 settembre musica di Francesco Cavalli, orchestra Europa Galante, maestro concertatore e direttore Fabio Biondi,) verrà realizzata, una lettura-studio del libretto di Gian Francesco Busenello de La Didone di Francesco Cavalli. Opera barocca di straordinaria bellezza, La Didone fa parte dei “capolavori sconosciuti” del teatro musicale che un paese melomane come il nostro non può permettersi di dimenticare. Il 13 settembre 2006, al Teatro Malibran di Venezia, debutterà un nuovo allestimento. L’esecuzione dell’opera è affidata ad un cast internazionale di cantanti e all’ Europa Galante, diretta dal Maestro e primo violino Fabio Biondi, nonché curatore critico dell’edizione, che ha compiuto un meticoloso lavoro di ricerca e confronto fra i libretti di Venezia (1641), Firenze (1650), Genova (1652) e Piacenza (1655), per risalire alla versione più vicina all’originale. Si è pensato di offrire al pubblico una lettura del libretto di Gian Francesco Busenello che, sorretto da un forte impianto drammaturgico, ha dimostrato di poter vivere come testo teatrale autonomo, indipendentemente dalla musica. La musicalità del testo, in versi rimati alternati e baciati, non scalfisce la concretezza dei personaggi, animati da sentimenti assoluti, lacerati da conflitti e, soprattutto, capaci di cambiare. I registri linguistici presenti nel testo, differenziati a seconda del tipo di personaggio chiamato ad esprimersi, si riscoprono materiale necessario e fondamentale per riflettere sui rapporti e le dinamiche relazionali che vengono a crearsi all’interno del gioco teatrale. Il libretto è una stratificazione di tematiche e problematiche sia formali che ideologiche: alle soluzioni canoniche dell’epoca, imposte dal gusto teatrale imperante, ricorso alla mitologia, scene di follia, lamento pathetico e comic relise, si alternano pura invenzione e licenze poetiche, come la rottura delle tre unità aristoteliche o la manipolazione di storie fatti ed eventi, ripresi dall’Eneide di Virgilio. Scelte che spostano l’attenzione sul valore del tempo e dell’amore che sembrano legati da un filo profondo e tenace, una frenesia che corre lungo tutta la durata dei tre atti e che rallenta soltanto nel delicatissimo quanto forte scontro-separazione fra Enea e Didone, intensa parentesi a-temporale in cui sono il sentimento e i moti dell’animo a dilatarsi a tal punto da sospendere la corsa delle ore.
MICHAIL JUROWSKI DIRIGE L€™ULTIMO CONCERTO DELLA STAGIONE SINFONICA 2005-2006 DEL TEATRO LA FENICE Un capolavoro corale di Brahms racchiuso fra due sinfonie di Mozart e Å ostakovic: questa la struttura del concerto conclusivo della Stagione sinfonica 2005-2006 «Stili e interpreti» della Fondazione Teatro La Fenice, che avrà luogo al Teatro La Fenice venerdì 14 luglio 2006 alle ore 20.00. Sul podio dell’Orchestra e del Coro del teatro veneziano vi sarà il direttore russo Michail Jurowski (da non confondere con altri due direttori ascoltati alla Fenice nelle scorse stagioni, Vladimir e Dimitri, entrambi suoi figli). Direttore del Coro Emanuela Di Pietro. La prima parte del concerto si aprirà con una delle vette della produzione giovanile di Mozart, la Sinfonia n. 29 in la maggiore KV 201 (nei tempi Allegro moderato, Andante, Menuetto e Allegro con spirito) e proseguirà con il Canto del destino op. 54 per coro e orchestra di Johannes Brahms. La seconda parte sarà invece interamente dedicata alla Sinfonia n. 1 in fa minore op. 10 di Dmitrij Å ostakovic, articolata nei tempi Allegro non troppo (preceduto da un’introduzione Allegretto), Allegro (un graffiante Scherzo con trio), Lento e Allegro molto (con un Lento introduttivo). Giungeranno così a conclusione i due cicli dedicati nel corso della stagione alle sinfonie di Mozart e di Å ostakovic, nei 250 e 100 anni dalla nascita. La Sinfonia KV 201, composta da Mozart a 18 anni nell’aprile del 1774 dopo il terzo viaggio in Italia (quello del Lucio Silla, 1772-73), ma anche dopo un breve ma determinante soggiorno nella Vienna di Haydn e Gluck effettuato con il padre nell’estate del 1773, è una delle tre grandi sinfonie salisburghesi che segnano l’ingresso del giovane Mozart nell’età adulta. La maturità di questo lavoro, ormai lontano dalle 8 piccole sinfonie d’impronta italiana del 1772 (fra cui la KV 124, ascoltata alla Fenice la settimana scorsa), è evidente nella profonda elaborazione tematica che nutre una scrittura di straordinaria scioltezza ed inventività , piena di prodigi timbrici nell’uso di un organico ridotto, limitato ad archi, oboi e corni. Composto fra il 1868 e il 1871 sul testo dell’Hyperion Schicksalslied di Hölderlin, il Canto del destino op. 54 di Johannes Brahms affronta il tema del contrasto tra la beatitudine degli dei immortali e la disperazione degli uomini abbandonati da questi ultimi. Ma il senso tragico di incomunicabilità tra la sfera di coloro i quali sono «sopra» il destino (le due prime strofe del testo di Hölderlin, corrispondenti alla prima luminosa e solenne sezione della partitura di Brahms, un mi bemolle maggiore in tempo «Lento e pieno di nostalgia») e la sfera di quanti ne sono «dentro» (terza strofa, musicata da Brahms in un oscuro e teso do minore, in tempo improvvisamente rapido) viene attenuato dalla ripresa (solo orchestrale però, senza coro e senza testo) del movimento iniziale, che conclude il brano sulla visione della serenità divina. La prima delle quindici sinfonie di Å ostakovic fu scritta a 19 anni nel 1925 come saggio per il conseguimento del diploma di composizione presso il Conservatorio di Leningrado. Eseguita per la prima volta nel 1926 dall’Orchestra Filarmonica di Leningrado diretta da Nikolai Malko, lanciò il giovane compositore nel firmamento della nuova musica sovietica. Vi si trovano già ben delineate le caratteristiche tipiche della sua musica: la tendenza al burlesco e all’ironia, ma anche all’espressività più intensa; i bruschi contrasti e le irruzioni violente, il trattamento libero e scherzoso della tradizione, l’originalità dell’orchestrazione (con l’inclusione in orchestra del pianoforte, utilizzato non come strumento armonico ma come amplificatore della natura percussiva dei materiali). MICHAIL JUROWSKI A venticinque anni è assistente di Gennadi Rozhdestvensky all’Orchestra Sinfonica della Radiotelevisione di Stato di Mosca. Ha studiato a Mosca, dove inizia la carriera; nel 1990 si trasferisce in Germania; ha diretto tra l’altro alla Staatsoper e alla Komische Oper di Berlino, ad Amburgo e Lipsia, alla Staatskapelle di Dresda, nonché l’Orchestra Filarmonica Ceca, la Berliner Sinfonie-Orchester, le orchestre della radio di Berlino e Stoccarda. Nel 1992-93 è diventato direttore musicale permanente della Nordwestdeutsche Philharmonie di Herford. Nel 1993 ha diretto Iolanta di Cajkovskij (regia di Peter Ustinov) e Francesca da Rimini di Rachmaninov al Festival di Dresda. Ha diretto per le radio di Stoccarda, Colonia e Berlino, e ha vinto due volte il premio “Deutsche Schallplattenkritik”. Nel 1996 ha diretto Boris Godunov alla Deutsche Oper di Berlino, mentre a Lipsia ha diretto Il naso di Å ostakovic nel 1997 diventando direttore ospite permanente. Dal 1997 al 1999 è stato direttore musicale del Volkstheater e della Norddeutsche Philharmonie di Rostock. La Rundfunk-Sinfonieorchester di Berlino lo ha scelto come direttore ospite permanente dalla stagione 1998-99. È direttore musicale principale dell’Opera di Lipsia dal 1999, dove ha diretto tra l’altro molte opere di Verdi (Macbeth, Rigoletto, La traviata, Falstaff). È regolarmente invitato nei principali teatri e festival mondiali, dirigendo fra l’altro la Oslo Philharmonic, la Malmö Symphony Orchestra, la Copenhagen Philharmonic Orchestra, la Odense Symphony Orchestra, orchestre in Spagna, Ungheria, Russia. All’inizio della stagione 2001-2002 è stato direttore ospite principale alla Deutsche Oper di Berlino e direttore ospite permanente all’Opera di Francoforte dal 2002. È stato nel frattempo direttore ospite alla Komische Oper di Berlino, dirigendo opere, balletti, concerti sinfonici. Dal 2003 è direttore ospite permanente anche alla Tonkünstlerorchester di Vienna.
GENNADI ROZHDESTVENSKY DIRIGE L€™ORCHESTRA DEL TEATRO LA FENICE IN UN CONCERTO DEDICATO A MUSICHE DI MOZART E BRAHMS Domenica 4 giugno 2006 alle ore 20.00 il Teatro Malibran ospiterà il dodicesimo appuntamento con la Stagione Sinfonica 2005-2006 «Stili e interpreti» della Fondazione Teatro La Fenice (turni S-T). Il direttore russo Gennadi Rozhdestvensky dirigerà l’Orchestra del Teatro La Fenice in un programma dedicato nella prima parte a Wolfgang Amadeus Mozart, con l’Ouverture de Le nozze di Figaro e la Sinfonia in do maggiore KV 551 detta «Jupiter», e nella seconda parte a Johannes Brahms, la cui Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90 sostituirà la prevista Sinfonia n. 6 op. 54 di Dmitrij Sˇostakovicˇ, che verrà riproposta in altra occasione. Il concerto, che sarà ritrasmesso in differita da Radio3 RAI, sarà presentato anche al Teatro Toniolo di Mestre sabato 3 giugno alle ore 21.00, in collaborazione con il Comune di Venezia e gli Amici della Musica di Mestre. Nella celeberrima Ouverture de Le nozze di Figaro – commedia per musica composta da Mozart nel 1786 su un libretto di Lorenzo Da Ponte tratto dalla scandalosa pièce francese di Pierre Augustin Caron de Beaumarchais – le gioiose e sorprendenti tensioni e asimmetrie della forma musicale costituiscono un’ideale introduzione agli accadimenti multiformi e singolari raccontati sulla scena. Fin dall’originalissima frase iniziale affidata ai violini in pianissimo, seguita dall’improvviso fortissimo, in contropiede ritmico, dell’orchestra intera, gli schemi tipici dell’opera buffa vengono da Mozart ripresi e radicalmente rinnovati, in un capolavoro di vitalità e teatralità pienamente godibile tanto come preannuncio dell’atmosfera dell’intera opera che come brano autonomo da concerto. A questo culmine dell’arte mozartiana il concerto del 4 giugno accosterà l’ultima delle sinfonie del salisburghese, la «Jupiter» composta a Vienna nel 1788, summa inarrivabile di antico e moderno ed esempio straordinario di quell’arte dei contrasti – miracolosa descrizione in termini musicali della cangiante natura dell’animo umano – che è uno degli elementi essenziali della musica di Mozart. Con questo lavoro, culminante nelle vette contrappuntistiche del quarto movimento, giunge a compimento il ciclo delle tre ultime sinfonie di Mozart proposto al pubblico veneziano dall’Orchestra del Teatro La Fenice. Dalla sapienza compositiva dell’ultimo Mozart si passerà nella seconda parte del programma a quella del Brahms maturo, con la Terza Sinfonia op. 90 composta a Wiesbaden nel 1883 ed eseguita lo stesso anno dai Wiener Philharmoniker diretti da Hans Richter. La sintesi di intensità drammatica e caldo lirismo che la caratterizza si appoggia su una coerenza stutturale mirabile ma mai esibita, realizzata grazie alla derivazione di ognuno dei quattro movimenti (Allegro con brio, Andante, Poco allegretto e Allegro) dal materiale di apertura della composizione. La straordinaria bellezza melodica dei temi e l’intensità emotiva tutt’affatto schumanniana dell’intera sinfonia si accompagnano a velature malinconiche tipiche di Brahms, evidenti nelle conclusioni sempre ripiegate e serenamente autunnali di ognuno dei movimenti. GENNADI ROZHDESTVENSKY Formatosi al Conservatorio Cˇajkovskij di Mosca, è stato a partire dal 1961 direttore principale dell’Orchestra Sinfonica di Radio Mosca, dell’Orchestra del Teatro Bol’sˇoj, dell’Orchestra del Teatro da camera di Mosca (da lui fondato) e dell’Orchestra Sinfonica del Ministero della Cultura dell’Unione Sovietica. A partire dal 1974 la sua attività si è estesa all’estero: è stato successore di Antal Doráti a capo dell’Orchestra Filarmonica di Stoccolma e direttore principale della BBC Symphony Orchestra e dei Wiener Symphoniker. Presidente del comitato artistico del Teatro Bol’sˇoj dal 1994, nel 2001 ne è stato direttore artistico, dirigendo la prima mondiale della versione originale de Il giocatore di Prokof’ev. È regolarmente invitato sul podio delle maggiori orchestre europee, americane e giapponesi ed ha recentemente diretto Il naso di Sˇostakovicˇ ad Amsterdam, Opricˇnik di Cˇajkovskij a Cagliari, la prima esecuzione russa de Il caso Makropulos di Janácˇek a Mosca, Der fliegende Holländer di Wagner al Teatro alla Scala e La dama di picche di Cˇajkovskij all’Opéra Bastille. Nel 2003 ha diretto al Palafenice l’oratorio The Epic of Gilgamesh di Martinu°.
LA CANTATA DOWN BY THE DELTA DI LUCA MOSCA IN PRIMA ASSOLUTA AL TEATRO MALIBRAN Sabato 10 giugno 2006 alle ore 20.00 il Teatro Malibran ospiterà un importante appuntamento (il tredicesimo) con la Stagione sinfonica 2005-2006 «Stili e interpreti» della Fondazione Teatro La Fenice: accanto alla prosecuzione del ciclo delle sinfonie di Mozart e alla conclusione di quello delle sinfonie di Schumann, verrà infatti presentata in prima assoluta la cantata per coro e orchestra Down by the Delta del compositore milanese (ma naturalizzato veneziano) Luca Mosca, su testo di Gianluigi Melega, commissionata espressamente dalla Fondazione Teatro La Fenice per la Stagione sinfonica 2005-2006. Alla testa dell’Orchestra e del Coro del Teatro La Fenice vi sarà il direttore e compositore franco-svizzero Michel Tabachnik, allievo e collaboratore di Pierre Boulez e primo direttore (dal 1977 al 1979) dell’Ensemble InterContemporain di Parigi. La prima parte del programma comprenderà la Sinfonia n. 31 in re maggiore KV 297, detta «Sinfonia di Parigi», di Wolfgang Amadeus Mozart e la cantata di Luca Mosca; la seconda parte si aprirà con Formel per orchestra di Karlheinz Stockhausen, composta nel 1951, e si concluderà con la Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 97 detta «Renana» di Robert Schumann. Lo stesso programma sarà proposto anche venerdì 9 giugno 2006 alle ore 20.00 sempre al Teatro Malibran in un concerto straordinario riservato, organizzato in collaborazione con l’ICOH (International Commission on Occupational Health - Commissione Internazionale di Medicina del Lavoro). Scritta nel giugno del 1778 a metà del soggiorno parigino (marzo-settembre) e alla vigilia della dolorosa svolta rappresentata dall’inattesa morte della madre, la Sinfonia KV 297 rappresenta il più importante e riuscito tentativo del giovane Mozart di conquistare il pubblico della capitale francese. La ricchezza dell’organico (che oltre ad archi, oboi, fagotti e corni comprende flauti, clarinetti, trombe e timpani), il vigore dei contrasti dinamici (fin dall’efficace e ben calcolato coup d’archet iniziale) e la scioltezza dell’articolazione formale rispecchiano alla perfezione le attese del pubblico dei Concerts Spirituels, la principale istituzione concertistica parigina dell’epoca, che accolse con applausi spontanei e festosi la prova del ventiduenne maestro salisburghese. Dopo la brillante introduzione orchestrale rappresentata dalla sinfonia di Mozart, la prima parte del concerto vedrà l’intervento del Coro del Teatro La Fenice (diretto da Emanuela Di Pietro) impegnato nella cantata Down by the Delta di Luca Mosca, composta nel 2005 su un testo poetico in lingua inglese di Gianluigi Melega ispirato a un viaggio di tre settimane con una missione ONU in una delle regioni più povere del Bangladesh. Il ritmo cantilenante e la ciclicità ossessiva delle quattro strofe del testo, trasfigurazione poetica di un contenuto atroce di rassegnata e disperata miseria, interagisce con la nervosa mobilità inventiva della scrittura di Mosca, minuziosamente definita in ogni dettaglio e mai ripetitiva, cosicché le stesse parole riappaiono sempre in una luce diversa, con effetti talora straniati talora tempestosi e drammatici. Audace e suggestivo accostamento ideato dal maestro Tabachnik, la seconda parte del concerto si aprirà con un classico della nuova musica del ’900, Formel (“Formula”) per orchestra di Karlheinz Stockhausen, scritto nel 1951 in pieno periodo «puntillista» (con riferimento all’effetto disgregante della serialità integrale applicata ai singoli suoni come punti isolati) ma pubblicato ed eseguito solo nel 1971 al momento del passaggio a una nuova fase creativa basata sull’elaborazione di un nucleo generatore – una «formula» – dalla precisa, concreta e memorizzabile configurazione melodica, ritmica e timbrica. Di questa nuova fase, culminante nel grande ciclo operistico Licht (1977-2004), il brano del 1951 era una sorta di anticipazione, considerata dall’autore «troppo tematica» negli anni ’50, ma pienamente coerente con la sua meno astratta poetica successiva. Concluderà il concerto la Terza Sinfonia op. 97 di Robert Schumann, composta nell’autunno del 1850 nel momento di felice energia creativa che seguì al trasferimento a Düsseldorf come direttore musicale dei concerti della città . Rispetto alla febbrile e tormentata Seconda, la Terza Sinfonia è senza dubbio più serena, trasparente e maestosa, ispirata, secondo la testimonianza del primo biografo del compositore, all’evocazione musicale del paesaggio renano (da cui l’appellativo «Renana»), concepito come luogo mitico in cui convergono memorie storiche, tradizioni artistiche e suggestioni naturali. L’articolazione in cinque movimenti, lo slancio intensissimo dell’incipit (senza introduzione lenta, a differenza delle altre sinfonie dell’autore), l’animata vitalità della scrittura contrappuntistica, sono tutti elementi che confermano la felicità e l’equilibrio creativo raggiunti da Schumann in questo lavoro. MICHEL TABACHNIK Nato a Ginevra, ha studiato direzione d’orchestra con Igor Markevitch, Herbert von Karajan e Pierre Boulez, di cui è stato assistente presso la BBC Symphony Orchestra dal 1966 al 1971. Particolarmente attento alla musica contemporanea e compositore egli stesso, ha diretto numerose prime esecuzioni mondiali (in particolare di Iannis Xenakis, di cui è l’interprete prediletto) ed è stato dal 1977 al 1979 il primo direttore musicale del neonato Ensemble InterContemporain. Invitato come direttore ospite presso tutte le più importanti orchestre europee, è stato direttore principale dell’Orchestra della Fondazione Gulbenkian di Lisbona, dell’Orchestre Philharmonique de Lorraine e, dal settembre 2005, della Noord Nederlands Orkest di Groningen.
LUCIO SILLA DI WOLFGANG AMADEUS MOZART Lucio Silla di Wolfgang Amadeus Mozart (23, 25, 27, 29 giugno, 1 luglio 2006 Teatro La Fenice) sarà diretta da: Tomas Netopil; regia Jürgen Flimm; interpreti principali: Roberto Saccà , Lucio Silla; Annick Massis, Giunia; Monica Bacelli, Cecilio; Veronica Cangemi, Lucio Cinna; Julia Kleiter Celia; Stefano Ferrari, Aufidio. Orchestra e Coro del Teatro La Fenice. Direttore del Coro Emanuela Di Pietro. Nuovo allestimento in coproduzione con Salzburger Festspiele. Prima rappresentazione a Venezia. Dopo aver esplorato con la Finta semplice, nel febbraio 2005, l’approccio del giovane Mozart con la scena comica, quest’anno il Teatro La Fenice si rivolge ad una tra le prime esperienze operistiche del grande salisburghese nel genere serio: per l’esattezza alla terza, dopo Mitridate re di Ponto (dicembre 1770) e la «serenata teatrale» Ascanio in Alba (ottobre 1771). Lucio Silla rappresenta la più impegnativa fatica del giovane Mozart per il pubblico italiano; al pari dei due precedenti lavori, l’opera era stata commissionata, in vista del carnevale 1772-73, dal Teatro Regio Ducale di Milano, dove il Mitridate era stato accolto con grande favore. Il libretto prescelto era stato steso da un letterato livornese, Giovanni de Gamerra, che con l’operista Mozart in un certo senso avrebbe avuto anche in seguito dei rapporti: suo (per l’esattezza da Sismano nel Mogol, libretto scritto per Paisiello) è il recitativo ed aria «A questo seno, deh vieni – Or che il cielo a me ti rende» KV. 374 (1781) sua, per una ripresa a Dresda nel 1794, quella che sarebbe divenuta la più utilizzata fra le tradizioni italiane della Zauberflöte. Sbrigati i recitativi, Mozart si dedicò da novembre alle arie, come da prassi solo dopo aver conosciuto di persona le qualità vocali degli interpreti prescelti. Nel cast a disposizione fu complessivamente di buon livello; spiccavano in particolare gli interpreti per i ruoli di Giunia e Cecilio, cui Mozart riservò la scrittura più difficile: rispettivamente due stelle del canto italiano come il soprano Anna De Amicis e il castrato Venanzio Rauzzini, futuro interprete dedicatario del celebre mottetto Exsultate, jubilate KV. 165.
CONTRIBUTO DI UN MILIONE E MEZZO DI DOLLARI DA LAS VEGAS SANDS CORP. Un accordo per un contributo triennale da parte di Las Vegas Sands Corp. a favore della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia è stato firmato oggi a Venezia nelle sale Apollinee del Teatro dal Presidente della Società statunitense William P. Weidner e sottoscritto dal Presidente della Fondazione il Sindaco Massimo Cacciari, e dal Sovrintendente Giampaolo Vianello