era già stato musicato nel 1808 da Luigi Mosca e si ispirava vagamente ad un fatto di cronaca realmente accaduto: la vicenda di Antonietta Frapolli, signora milanese rapita dai corsari nel 1805, portata nell’harem del Bey di Algeri Mustafà-ibn-Ibrahim e poi ritornata in Italia.
Com’era d’uso comune allora, un Rossini ancora solo ventunenne riprese lo stesso libretto (con alcuni cambiamenti affidati a Gaetano Rossi) e compose l’opera in tutta fretta (qualcuno dice in 27 giorni, altri sostengono addirittura solo in 18). Per la perfetta commistione fra sentimentale, buffo e serio, l’opera è stata definita da Stendhal come “la perfezione del genere buffo”.
Il melodramma venne rappresentato per la prima volta al Teatro San Benedetto di Venezia ed ebbe subito un ottimo successo, anche grazie alla compagnia di canto comprendente Marietta Marcolini (Isabella) e Filippo Galli (Mustafà). Per la Marcolini Rossini aveva già composto L’equivoco stravagante, Ciro in Babilonia e La pietra del paragone. Rossini diresse poi l’opera a Vicenza nel 1813 (con una nuova cavatina per la protagonista, “Cimentando i venti e l’onde”, al posto dell’originaria “Cruda sorte”), a Milano nel 1814 (con ulteriori modifiche, tra cui l’inserimento nel secondo atto di una nuova cavatina per Lindoro, “Concedi amor pietoso”) ed a Napoli nel 1815 (con la sostituzione del troppo politicamente esposto rondò di Isabella, “Pensa alla patria”, con un meno compromettente “Sullo stil de’ viaggiatori).
L’opera rimase in repertorio, in Europa e negli Stati Uniti, per quasi tutto l’Ottocento, anche quando la diffusione delle opere rossiniane era ormai in deciso declino. La prima ripresa novecentesca risale all’edizione torinese del 1925, diretta da Vittorio Gui ed interpretata da Conchita Supervia, che destò l’entusiasmo di Richard Strauss, e da allora, L’italiana è rimasta, insieme a Il barbiere di Siviglia, a La Cenerentola e, in misura minore, al Guglielmo Tell, una delle opere di Rossini più rappresentate nel repertorio dei teatri lirici di tutto il mondo.
Direttore: Giancarlo Andretta
Regia: Bepi Morassi
Scene: Massimo Checchetto
Costumi: Carlos Tieppo
Mustafà
Simone Alberghini (24,28/2 – 2,5/3)
Andrea Patucelli (26/2 – 1,3/3)
Elvira
Giulia Bolcato (24,28/2 – 2,5/3)
Lucrezia Drei (26/2 – 1,3/3)
Lindoro
Antonino Siragusa (24,28/2 – 2,5/3)
Francisco Brito (26/2 – 1,3/3)
Isabella
Chiara Amarù (24,28/2 – 2,5/3)
Laura Polverelli (26/2 – 1,3/3)
Taddeo
Omar Montanari (24,28/2 – 2,5/3)
Andrea Vincenzo Bonsignore (26/2 – 1,3/3)
Zulma: Chiara Brunello
Haly: William Corrò
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Maestro del Coro: Claudio Marino Moretti
Nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice